Anche noi siamo storia e arte e bellezza

3 Aprile 2020 · Notizie · Ultimo aggiornamento il 3 Aprile 2020

“Lasciate l’ombre et abbracciate il ver;

non cangiate il presente col futuro.

Io d’aver di meglio già non dispero;

ma per viver più lieto e più sicuro,

godo il presente e del futuro spero:

cossì doppia dolcezza mi procuro”

Giordano Bruno

CVar – Trascorrono i giorni inondati di sole tiepido in questo scorcio d’inverno che ci vede intraprendere il nostro viaggio insieme: ci attende duro lavoro, informazione, parole, sorrisi sinceri e sogni condivisi in uno spazio virtuale che diventerà luogo imprescindibile di incontro e conoscenza reciproca.

Tra queste righe e lettere sparse cercheremo di raccontare esperienze di vita vissuta con garbo e buonsenso, rischiarate da piccole scintille d’Arte quale suprema e sacra espressione di Bellezza, per condurvi in chissà quale luogo remoto dell’anima, inseguendo suggestioni, architetture, simboli, irradiazione della ricerca del bello, del buono e del vero, perché in fondo nessun sognatore può ignorare Heidegger e il suo Sofista di Platone e il fatto che comprendere la storia in tutte le sue multiformi sfaccettature afferenti i vari ambiti dell’umano agire significhi comprendere noi stessi nel senso di “esperire ciò che dobbiamo essere”.

Non dimentichiamolo, anche noi siamo storia e arte e bellezza in quanto estrinsecazione dell’agire umano, delle infinite possibilità racchiuse nelle nostre mani, nei nostri cuori, nei nostri pensieri.

Fu Adriano Cavanna, sui banchi di scuola, a insegnarmi che la storia -e in particolar modo la storia del diritto- è una vasta esperienza delle varietà umane, un lungo incontro degli uomini e il diritto è il riflesso della tavola dei valori di una società e il concetto che quest’ultima ha della giustizia.

Negli anni ho “conosciuto” tanti personaggi illustri e uomini in armi. Con cura mi sono avvicinata alle loro memorie, scrostando quei volti antichi dalla polvere del tempo per trarne insegnamenti, tramandare ai posteri conoscenze oramai ignorate, se non dimenticate. Ogni incontro è una scoperta nuova, sempre attuale e palpitante, quasi una risposta agli interrogativi e ai bisogni del tempo in cui viviamo. Comprendere il passato per costruire un futuro migliore è il lascito più importante di Jacques Le Goff, epigono della scuola storica francese. Ecco, quel passato è qui, dinnanzi i nostri occhi. Si fa presente in divenire e, come affermava Benedetto Croce, ogni vera storia diviene storia contemporanea.

Ciò che conta, a mio modo di vedere, è farsi pervadere dalla sola passione per la conoscenza, mantenendo lo sguardo fisso all’uomo senza aggettivi, corpo e anima che ricongiungono in sé il cosmo. Da tali premesse scaturiscono i miei studi sulla figura di Cosimo I de’ Medici, appartenente al ramo cadetto della stirpe medicea dei Popolani. Fu scelto quale “capo e primario della città” di Firenze -ancora agitata dall’eco dei moti suscitati dal Savonarola- appena diciottenne per volere del Senato dei Quarantotto, supremo organo cittadino, poiché ritenuto -a torto- un giovane ignaro del viver del mondo. Cresciuto nel Mugello, si era fatto aspro e taciturno come la montagna, educato all’arte della guerra e alla cultura cavalleresca, divenne quella figura lungimirante e il grande mecenate che noi tutti conosciamo. Con acume e fermezza seppe instaurare una politica interna tesa alla creazione di nuove formule statutarie che determinarono il consolidamento di uno Stato su base regionale ed il sorgere dell’ultima Sacra Milizia: il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire.

Cosimo ebbe un rapporto privilegiato con la cultura del tempo e seppe sfruttare il ruolo anche politico dell’arte promuovendo numerosi cantieri che cambiarono il volto di Firenze e donando un’immagine moderna al suo governo apportatore di prestigio economico e culturale.

Tra le varie opere da lui compiute ricordiamo la creazione della fabbrica che doveva ospitare le Magistrature, cioè gli uffici amministrativi dello Stato, divenuta poi la Galleria degli Uffizi sotto il Granduca Francesco I de’ Medici. Fece ampliare la maestosa costruzione di Palazzo Pitti, futura residenza ufficiale dei granduchi, collegandola con Palazzo Vecchio attraverso il Corridoio Vasariano, e portò a compimento il Giardino di Boboli.

La sua corte fu ambita da artisti di grande valore, tra i quali Giorgio Vasari, Agnolo Bronzino, Bartolomeo Ammannati, Benvenuto Cellini. E proprio su consiglio dell’aretino Vasari fondò, il 13 gennaio 1563, l’Accademia e Compagnia dell’Arte del Disegno il cui ruolo e prestigio, certo non confinati negli angusti limiti politico economici del principato toscano, crebbero fra il Cinque e il Seicento grazie allo straordinario contributo di Accademici come Michelangelo Buonarroti, Francesco da Sangallo, il Giambologna, Galileo Galilei.

Appassionato di archeologia, intraprese ricerche di reperti etruschi a Chiusi, Arezzo ed in altre città, portando alla luce numerosi oggetti e statue.

Durante tutto il 2019 si sono tenute numerose mostre-omaggio a Cosimo I per celebrare i cinquecento anni dalla nascita del primo Granduca di Firenze.

“Una biografia tessuta. Gli arazzi in onore di Cosimo I” attraverso otto arazzi per raccogliere i momenti salienti del suo governo si è rivelata una vera e propria “biografia tessuta” destinata alla Sala di Saturno, ove si tenevano le Udienze Segrete del granduca Ferdinando II, che con questa commissione legittimava e nobilitava il proprio governo, rendendo omaggio al suo predecessore. Le Storie di Cosimo I iniziano con la sua salita al potere nel 1537 e continuano con il rinnovamento di Pisa, la conquista di Siena, l’ampliamento di Palazzo Vecchio e la costruzione degli Uffizi, il viaggio a Roma nell’ottobre 1560 per trattare con Papa Pio IV anche del titolo di granduca che riceverà nel 1569, la fondazione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, l’aiuto in denaro portato al re di Francia Carlo IX -figlio di Caterina de’ Medici- per combattere gli eretici, il conferimento della corona di Toscana a Giovanna d’Austria sposa dell’erede di Cosimo I, il futuro granduca Francesco I, rinsaldando l’alleanza politica tra i Medici e gli Asburgo.

L’occasione per una visita ai luoghi cosimiani è stata la mostra “Il villano e la sua botticella. Divertimenti nel nuovo giardino”. Il recente restauro del Villano con la Botticella rende omaggio alla coppia granducale: la scultura terminata nel 1557 da Giovanni di Paolo Fancelli su disegno del maestro Baccio Bandinelli è la prima di una fortunata tradizione di statue di soggetto popolare che tutt’ora animano i percorsi all’aperto nel verde del giardino di Boboli. Acquistato nel 1550 dall’amatissima consorte di Cosimo, Eleonora di Toledo, Palazzo Pitti fu da subito dotato di un ampio giardino grazie al quale si impose ben presto come modello per le regge europee.

Con “I cento Lanzi del Principe” la vicenda plurisecolare della storica milizia medicea il cui compito precipuo fu difendere la persona del duca e i suoi più stretti congiunti è stata tratteggiata in un percorso espositivo dalle origini fino al Settecento con l’estinzione dei Medici. Una rassegna di dipinti, incisioni, disegni, armi e armature per raccontare la storia dei Lanzi dal punto di vista sociale, culturale, militare e il loro impatto sulla vita cittadina. Le figure dei Lanzi sono presenze immancabili nelle raffigurazioni degli eventi legati al Granducato di Toscana in quanto segnalavano la presenza della corte nello spazio figurato, attraverso l’alabarda, loro arma iconica. Grazie all’abbondanza di opere e documenti figurativi, in mostra viene raccontata e rievocata la vita di un corpo militare che ha inciso perfino sulla denominazione di uno dei monumenti più importanti di Firenze, la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria.

Indimenticabile lo spettacolo di living history “Illustrissimo Signor Duca: Cosimo I de’ Medici” nel Salone dei Cinquecento, il luogo che più di ogni altro racchiude la storia, le gesta, i progetti, i sogni di un giovane duca divenuto -ancora giovanissimo- signore di Firenze e tuttavia capace, con carisma e acume, di consolidare in forma assoluta il proprio governo e il potere di una dinastia. La sala grande della residenza ducale, rinnovata e decorata secondo il gusto di Cosimo, impareggiabile icona del savoir-vivre, diviene nuovamente lo scenario entro cui il personaggio storico rivive, per la magia di una notte, l’incontro con il pubblico, restituendo a dipinti, sculture e architetture la forza politica e visiva che ebbero cinquecento anni orsono.

Giambologna, Statua equestre di Cosimo I, tra 1587 e 1594 (Piazza della Signoria, Firenze)

Giambologna, Incoronazione di Cosimo I, 1598; rilievo bronzeo sul basamento della statua equestre (Piazza della Signoria, Firenze)

Tiberio Billò, Cosimo I riceve le insegne di gran maestro dell’ordine di Santo Stefano papa e martire, 1562, Siena