Il riposo dei Cavalieri nel Bosco Sacro

3 Aprile 2020 · Notizie · Ultimo aggiornamento il 3 Aprile 2020

CVar – Dopo tanto peregrinare, il desiderio di poter riposare le membra stanche all’ombra di un cedro o di un’acacia diviene un pensiero costante, una necessità fisica e spirituale. Il respiro della natura abbraccia ogni creatura, lì sulla fredda terra in penombra ascolteremo di nuovo la musica del nostro cuore, troppo affannato ora per comprendere.

Esiste un’area verde non lontano dalla Francigena, il suo nome è “Bosco Isabella”.

Si estende nel comune di Radicofani per circa due ettari e mezzo, lungo una parte della strada che costeggia le mura meridionali del borgo. Una Legge nel 1922 l’ha dichiarato “di interesse pubblico” e, successivamente, nel 1939 è stato inserito “tra le bellezze naturali”. Dal 1983 il Comune è proprietario di questo singolare parco pubblico, attrattiva municipale catalogata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali come “Giardino Monumentale”.

Dalla fine del XIX secolo, sino all’immediato secondo dopo guerra è stato un terreno seminativo di proprietà dalla famiglia Luchini. La costruzione di questo particolare “giardino iniziatico” si deve a Odoardo Luchini (1844 – 1906), garibaldino nella terza guerra di indipendenza e successivamente Deputato e Senatore del Regno d’Italia, e a sua moglie Isabella Andreucci (1842 -1924) da cui l’intera area prese il nome, figlia di un Senatore, ed alla loro unica figlia Matilde Luchini (1871 – 1948), pittrice dei Macchiaioli -allieva di Filadelfo Simi e Cesare Ciani-.

La grande passione di Odoardo per le aree verdie in particolare per i giardini all’inglese, che riuscì ad approfondire nei suoi numerosi viaggi nei paesi anglosassoni, lo spinse nell’impresa di creare un proprio “luogo ideale” realizzato seguendo il criterio del typos inglese che si basa sul principio dell’armonia con l’ambiente, assecondandola e senza mai violentarla. Un inno alla natura libera e svincolata da ogni legame creato da un progettista, agli antipodi rispetto ciò che accade nei giardini all’italiana. Così, Odoardo chiese che fossero creati sentieri, eretti muretti a secco, ponticelli piani tutto con le pietre raccolte sul posto, creando con gli elementi del luogo, senza aggiungere, semmai completare l’Opera. Emerge visivamente la messa in luce di massi basaltici, accentuando le pendenze del terreno ed esaltando alcune pozze d’acqua già presenti. I resti di una costruzione antica, rinvenuti nel 1902, furono posti in evidenza: salta subito all’occhio la regolarità delle mura poligonali che sembrano suggerire la presenza di un’area templare etrusca, se non addirittura di epoca precedente, così come i resti di un forte di epoca senese posto a presidio della Via Francigena sottostante che nell’assedio del 1555 fu distrutto dai de’ Medici. La Piramide

Il manufatto che ha conquistato la centralità dell’intero complesso verde è un tetraedro in pietra -a 15 gradoni- erroneamente chiamato “Piramide” a base triangolare, uno dei maggiori simboli evocativi di questo bosco iniziatico. Come vero omphalos,è posto al centro del giardino popolato di varie specie arboree anche non del luogo, in prevalenza troviamo: Chamaecyparis lawsoniana, Tsuga e Sequoie del nord America, Tassi, Cedri del Libano, Cedri Deadara e Pini Europei, Cipressi, Tigli, Castagni, Olmi, Aceri di varie specie, Agrifogli, Ciliegi selvatici, Pioppi tremuli, Ippocastani, Cerri, Allori e diverse Acacie. Come è noto, la simbologia presente risente dell’adesione della famiglia Luchini ad una Loggia Massonica, influenzando la creazione di una vera e propria via iniziatico-esoterico, un enorme tempio massonico nella natura, all’esterno.

L’abilità di un progettista di architettura del paesaggio risiede nella capacità di rendere “naturali” gli elementi progettati: la pietra grezza viene affinata e diviene parte del Tempio, così la disposizione degli alberi a gruppi di tre, numero simbolico, o alcune particolari essenze, come anche la giara interrata prima del piazzale che rimanderebbe al catino del Tempio di Gerusalemme, quello primigenio fatto edificare da re Salomone ed usato per compiere le abluzioni rituali prima di accedere all’area Santa.

Due grandi massi disposti all’inizio del sentiero che conduce al magnifico tetraedro rappresentano le “due colonne” del Tempio salomonico Jaochin e Boaz; inoltre, possiamo notare una siepe di legno di bosso -essenza impiegata per la costruzione del mazzetto del Sacerdote nel Tempio massonico- a forma di cerchio che rappresenta l’occhio che sovrintende il poliedro a base triangolare.

Al di là di ogni apparenza o infingimento, è la natura stessa che parla al cuore del viandante attraverso la vita silenziosa del bosco e delle sue creature. Solo per mezzo del riposo alla sua ombra, sarà possibile percepire quelle piccole metamorfosi e ascoltare la lingua segreta che parlavamo quando eravamo ancora puri e liberi.