Le Vergini Brune lungo le vie dei cavalieri
AV – La storia dell’arte sovente ci pone dinanzi a testimonianze di elevato valore contenutistico e stilistico che a livello iconografico presentano una “Madonna bruna”, una Vergine nera. Le domande al riguardo si accrescono, centuplicandosi in maniera esponenziale. Sull’enigma delle cosiddette “Madonne nere” molto si è scritto all’Estero, minormente in Italia. Caratteristica peculiare delle Madonne di pelle scura non é certamente il dato notorietà-importanza del culto, anzi, non abbiamo Madonne nere “minori” rispetto altre più note. Il culto alla “Madonna Nera” di Czestochowa è un tipico esempio, richiamatoci anche da Papa Giovanni Paolo PP II.
In Italia esistono numerosi luoghi dedicati alla Vergine Scura distribuiti equamente sulla superficie del nostro territorio fra Nord, Centro e Sud. Le maggiori “Madonne Nere” sono:
in Piemonte: Maria Mater Gratiae, Santissima Vergine di Oropa a Biella,
il Sacro Monte di Santa Maria Assunta di Serralunga di Crea,
Nostra Signora di Loreto a Graglia (Biella),
la Madonna Nera di Groscavallo “Santuario di Forno” Alpi Graie (Torino),
la Madonna Nera di Rivoli (Torino),
la Madonna Nera di Sampeyre (Cuneo),
la Madonna Nera di Trana – Trana (Torino),
Nostra Signora di Celle a Trofarello (Torino),
la Madonna del Sasso Malesco a Finero (Verbano);
in Lombardia: la Madonna del Sacro Monte a Varese,
la Madonna Nera di Rogaro a Tremezzo (Como),
la Madonna di Loreto a Chiavenna (Sondrio);
la Madonna Neradi Tresivio (Sondrio);
in Veneto: la Beatissima Vergine di Nicopeja – Venezia,
la Madonna Neradi Pralongo (Treviso);
in Friuli Venezia Giulia: la Beatissima Vergine di Castelmonte a Cividale (Udine);
in Emilia Romagna: la Beatissima Verginedi San Luca a Bologna (simbolo della città e dell’affetto mariano dei bolognesi),
la Madonna Neradi Carboniano a Gemmano (Rimini);
in Liguria: Nostra Signora delle Grazie a Sori (Genova);
in Toscana: Santa Maria Cortelandini detta “Santa Maria Nera” a Lucca,
la Madonna del Monserrato a Porto Azzurro–Fosso di Riale (Isola d’Elba);
nelle Marche: la Madonna Nera di Loreto – Loreto (Ancona),
Beata Vergine della Tempesta – Tolentino (Macerata);
in Abruzzo: la Madonna di Monte Tranquillo a Pescasseroli (L’Aquila);
in Lazio: Maria Santissima di Valverde a Tarquinia (Viterbo),
la Madonna Nera della Civita di Itri (Latina),
Maria Santissima di Canneto “Santuario di Canneto” in località Settefrati (Frosinone),
la Madonna Nera della Chiesa Santa Lucia Vergine Maria a Fontechiari (Frosinone);
in Campania: Maria Santissima del Carmine a Napoli,
Maria Santissima la Bruna a Puccianiello (Caserta),
Santa Maria Assunta a Positano (Salerno);
in Puglia: Maria Santissima del Soccorso -nota come “Santuario del Soccorso”-, San Severo (Foggia),
Maria Santissima Incoronata “Santuario dell’Incoronata” (Foggia),
la Madonna Nera di Rovereto a Terlizzi (Bari),
Maria Santissima di Carpignano Salentino (Lecce);
in Basilicata: la Madonna del Sacro Monte a Viggiano (Potenza);
in Calabria: la Madonna Nera dei Carbonari a Longobucco (Cosenza),
la Madonna della Lettera a Palmi (Reggio Calabria),
Maria Santissima di Patmos a Rosarno (Reggio Calabria),
la Madonna Nera di Capocolonna di Crotone,
la Madonna Nera di Seminara a Reggio Calabria;
in Sicilia: la Madonna Nera di Tindari a Messina;
in Sardegna: Madonna Nera di Cagliari.
Le più visitate -fra quelle menzionate- sono: Loreto, Oropa, Crea, Foggia, Tindari, Viggiano.
Panorama cultuale primigenio
Gli studiosi ritengono che un tempo regnasse la religione primigenia della Grande Madre.
Con il passare degli anni le divinità maschili spodestarono la religione matriarcale, sostituendola -in tempi più prossimi- con una patriarcale. La “Grande Madre”, questo l’appellativo generale e comune a tutte le latitudini, veniva chiamata Iside, Ishtar o Gea o con altri nomi a seconda della zona. Caratteristica peculiare di questa divinità, di fatto la dea Terra, è il suo duplice aspetto: uno positivo -luminoso, in quanto apportatrice di fertilità, raccolto, abbondanza- e l’altro negativo -oscuro, addirittura tremendo, di dea dell’infertilità, della carestia, della distruzione-. L’ ininterrotto ciclo della vita, continuo ed eterno, caratterizzato dal divenire, essere, morire, era rappresentato da questa divinità legata al fiorire di immagini, allegorie e simboli presenti anche in culture successive e in ambienti moderni.
In Europa –come peraltro negli altri continenti- i punti di culto della Grande Madre sono numerosissimi, qualcuno in superficie, diversi sottoterra (nascosti, segreti, sotterranei, scavati o semplicemente reimpiegati in anfratti a significare il “contenitore” che generò la vita dell’uomo: l’utero della Madre). Questi luoghi sotterranei erano naturalmente situati in prossimità di cariche energetiche, si pensi alle forze telluriche dell’entroterra.
Quelle che gli studiosi di storia dell’arte definiscono le “Vergini Nere”, sono le Madonne Nere e cioè Vergini dal volto scuro venerate in molti santuari in Borgogna, in Alvernia e in Linguadoca deriverebbero dalla Grande Madre.
Il culto mariano in Europa ha attecchito anche –e soprattutto- grazie ad una presenza già avviata di culti alla “Madre”, infatti, la “maternità” era venerata anche nella cultura pagana pre-cristiana.
Ponendosi alla sequela di Maria si scopre, con piacere, un lungo itinerario che conduce al centro di un mistero affascinante che affonda le sue radici in un passato lontano, animato da popoli vari, con i propri culti e rituali: celti, galli, romani, arabi. Il percorso conduce attraverso il Medioevo, attraverso la sua storia, le saghe, le leggende. I personaggi che ci aiutano a comprendere tutto questo -l’humus che permea questa storia di ricerca della Madre- rievocano il nome di categorie che oggi vanno per la maggiore in trasmissioni televisive in seconda serata e che vendono migliaia di best seller infrangendo ogni record nelle vendite di libri: catari, pellegrini, santi, templari, eretici, streghe, alchimisti, trovatori, dame dell’amor cortese.
La Madonna Nera è collante di un fitto intreccio che abbraccia enigmaticamente la civiltà europea e quella islamica.
Il viaggio parrebbe terminare ai giorni nostri, in cui una crescente e militante teologia femminista si riallaccia (si pensi al “Woman’s in the Bible” pubblicato nei primi del Novecento), o almeno tenta di riallacciarsi, alla religione primigenia della Grande Madre.
Fanatismi religiosi, nuove interpretazioni della storia della Chiesa e nella stessa teologia cattolica il ruolo delle donne nei Vangeli, la rievocazione del ruolo della Madre nel pontificato di Giovanni Paolo PP II ed il suo avvicinarsi alla figura femminile in un giusto rapporto scevro da ogni misoginia fanno dell’argomento una pagina di storia delle religioni ancora da scrivere, in questo work in progress… Ed anche noi tentiamo di contribuirvi fornendo utili elementi alla lettura del dato “pietà popolare mariana” e “architettura mariana” per recuperare anche nei codici estetici valori cultuali e ben lungi dall’essere meri elementi visivi o plastici.
La venuta del cristianesimo
Su tutti, l’insegnamento paolino fu fondamentale nella storia della diffusione del cristianesimo. L’Apostolo delle Genti si è fatto promotore, artefice e diffusore di quel comandamento cristico «andate e portate la Buona Novella ». Così l’Evangelo ha raggiunto le varie regioni allora conosciute, ha incontrato problematiche oggettive di scontro con gruppi oltranzisti pagani (vedasi romani e loro persecuzioni ai danni dei christifideles) e di confronto con altre culture o religioni.
Il cristianesimo non nasce come eresia ebraica, ma ha in sé contenuti profondi e soggiacenti principi che esaltano la centralità del rispetto della persona, della tolleranza e dell’amore caritatevole verso tutte le categorie. Ciò che appassiona chi poco conosce dell’autentico messaggio predicato da Cristo è sicuramente la sua “opzione preferenziale” verso le categorie degli esclusi: donne, bambini, vecchi e malati. Tutti questi gruppi nella civiltà semitica del tempo in cui nacque Gesù erano fortemente “schiacciati” da un imperante maschilismo funzionalistico che fondava tutto sull’efficentismo. Si pensi che Gesù stesso verrà ripreso –ed i Vangeli ne danno conferma- dai suoi coevi, ma non solo farisei, persino dagli stessi discepoli (l’esempio della Samaritana, Marta e Maria, tanti altri). La “femminilità” era divenuta sinonimo di “impurità” (vi erano categorie addirittura doppiamente impure, si pensi alla già menzionata samaritana che incontra Gesù al pozzo).
Il culto della Madre
Quando in Europa iniziò la cristianizzazione ed i primi missionari cristiani scoprirono in Gallia un gruppo di Celti immersi nella venerazione di una figura femminile nell’atto di dare alla luce un bambino subito svelarono agli indigeni che, senza saperlo, stavano adorando un’immagine della Madonna e che loro erano già cristiani. Su quel sito sacro venne costruita una chiesa cristiana e l’idolo pagano, trasferito al suo interno, si modificò automaticamente in una raffigurazione di religione cristiana. Per questo motivo alcune effigi mariane sarebbero precristiane e per darne una giustificazione i teologi coniarono il termine “Prefigurazione della Vergine”.Con questa definizione si intende dunque la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita di Maria o che ad essa non erano legate nell’intenzione dell’artista.
Sul
nostro continente sono innumerevoli i siti in cui si praticava il
culto della Grande Madre. La Dea viene rappresentata legata alla
Terra e perciò i luoghi di culto si trovano quasi tutti in
superficie ma, gran parte di essi, erano posti originariamente nel
sottosuolo. Qualche studioso azzarda anche ipotesi per le quali
proprio dalla Grande Madre, la Dea Terra, deriverebbero probabilmente
le celebri “Vergini
Nere”, le Madonne dal
volto scuro venerate in tanti santuari presenti anche in Italia.
Viene definita anche l’operazione con la quale la Grande Madre pagana avrebbe preso il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni. Maria si sarebbe rivestita della Dea Terra, questa operazione è meglio nota come “sincretismo”, la medesima per cui agli dèi del voodoo di Haiti sono state associate le immagini dei Santi cattolici introdotte dai missionari. Le Vergini Nere contraddistinguerebbero i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.
Ecco
dunque spiegato il motivo per il quale nelle chiese di tutta Europa
troviamo Vergini nere disseminate un po’ ovunque in maniera casuale.
Nel nostro paese ne troviamo a Cagliari, a Crea nel Monferrato, a
Crotone, a Loreto, a Lucca, a Oropa, a Pescasseroli, a Rivoli, a
Roma, a San Severo, a Tindari, a Venezia. Oltralpe, nella vicina
Francia, sono addirittura novantasei le presenze di Madri “scure”.
Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres,
chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.
Correlato
a questo già insolito mistero, si aggiungerebbero alcuni segni:
taluni fedeli particolarmente sensibili, accostandosi alle cappelle
in cui sono poste, sentirebbero uno strano senso di mancamento, di
calore e spossatezza. Gli studiosi di religioni antiche affermano che
sono le correnti terrestri
che, in questi luoghi, arrivano al massimo della loro potenza, e che,
percorrendo la colonna vertebrale, non di rado provochino in questi
un improvviso “illuminamento
mistico”.
Per di più, all’interno del culto della Madonna rivivrebbe -in modo concreto- il culto idolatra di Iside, che fu per due secoli la “Santa Madre” del mondo antico. Iside «che tutto vede e tutto può, stella del mare, diadema della vita, donatrice di legge e redentrice» era la donna venerata (culto ripetuto anche in altre mitologie).
A livello visivo è rappresentata come una giovane donna inghirlandata dal loto azzurro della luna crescente che tiene fra le braccia il suo bimbo, il figlioletto Horus. Non poche statue di Iside furono trasformate più tardi in immagini della Madonna.
In ambiente europeo anche nell’ambito celtico, i Druidi –considerati sacerdoti pagani- onoravano la statua in legno di una donna, rappresentante la fecondità.
La Dea viene spesso indicata come la “divinità dai mille nomi”. È ora Iside con Horus, Cerere, Epona, Amaterasu, Ishtar, Artemide, Diana, Demetra e questi sono solo alcuni dei molti nomi con i quali Dea Myrionyme (la dea dai mille nome appunto) è conosciuta.
La stessa parola Myrionyme richiama alla mente Myrion, il nome di “Maria”, la Vergine cristiana dando origine così a strani e non del tutto irrazionali accostamenti.
Non si scandalizziamoci dunque se nella Liturgia da sempre la Vergine Maria viene accostata l’immagine evocativa tratta dal “Cantico dei Cantici”: «nigra sum sed formosa – Sono bruna, ma bella» [Ct 1, 5].
Uff. Prof. Alessio Varisco
Presidente dell’Unione Nazionale Cavalieri d’Italia
sezione di Monza e della Brianza