Ma tu non cadrai, mia adorata torre
«La più forte impressione della nostra prima giovinezza fu l’emozione che provocò nel nostro animo di bambino la vista di una cattedrale. Ne fummo subito sopraffatti, incapaci di sottrarci al fascino del meraviglioso, alla magia dello splendido, che sprigionava quest’opera più divina che umana.»
[Fulcanelli, Il Mistero delle Cattedrali]
CVar – Ci sono ricordi che talvolta ritornano alla mente, vividi e palpitanti, non a caso Hillman sottolinea come il linguaggio non sia della lingua, ma del cuore.
Era un’uggiosa sera d’aprile quando fui raggiunta dalla sconvolgente notizia del rogo a Notre-Dame. Mi trovavo in un salone barocco splendente di ori, stucchi e affreschi – location storica di pregio affacciata sulla Cattedrale di Como -, felice di rivedere amici cari e assistere a una tanto attesa conferenza sui Templari. Passato l’iniziale sgomento, cominciai a riflettere sul significato per noi moderni di questi glifi fatti di pietra, così bella, levigata e pura… che mi hanno sempre riportano alla mente il mito della Sfinge, un’immagine della potenza della Madre Terra nel suo aspetto uroborico-duale di nutrice e predatrice, protettrice e distruttrice che dà e toglie la vita.
Senza tralasciare poi la figura di Edipo che, risolvendo l’enigma della Sfinge, distrusse il mistero su cui si basava il suo potere. Lui solo tra gli eroi Greci agì senza una qualche intercessione divina e la sua conquista rappresentò per questo la vittoria del pensiero razionale. Edipo, indissolubilmente legato alla Sfinge, fu il primo uomo moderno, colui il quale contrappose la conoscenza al mistero, il coraggio alla paura.
La Sfinge può essere considerata la custode di un segreto eterno, come la guardiana della piramide di Cheope, i suoi occhi e le sue orecchie sono aperti ma la bocca è chiusa -vede e sente tutto ma non pronuncia parola-, essa simboleggia l’idea dell’immutabilità nel cambiamento, nel ciclo umano di nascita, morte e inizio di una nuova vita, rimando al concetto di resurrezione. Se la piramide può essere un emblema di permanenza statica, la Sfinge rappresenterebbe il suo opposto dinamico: il sorgere e il tramontare del sole, il flusso e il riflusso delle maree, il ciclo solare e quello vitale. Ogni cosa cambia con il tempo, seguendo un processo sempre uguale, come nella vita, entro un ordine eterno. Il detto francese “plus ça change, plus c’est la même chose” presenta delle affinità con questo concetto. E il pensiero torna a Parigi e alle sue cattedrali che, secondo Victor Hugo, rappresentano il geroglifico completo, ovvero “la sintesi più soddisfacente della scienza ermetica”. Non so se il grande scrittore e drammaturgo francese avesse ragione, ma esse sembrano parlare un linguaggio muto e segreto -come la Sfinge- forse perché edifici sacri, ponti ideali tra immanente e trascendente. Adornate da una varietà infinita di soggetti e scene, costituiscono un’enciclopedia di conoscenze custodita da guardiani secolari: doccioni, grotteschi e chimere.
Notre-Dame e con lei tutte le cattedrali sono un libro che inizia a suggerirci il suo contenuto già dalla copertina: la facciata occidentale, abbracciata da due torri campanarie gemelle, sembra disegnare l’immagine della lettera H, corrispondente alla eta (Η, η) greca, l’iniziale di Helios dio del sole, e all’ebraica hêt (ח) del nome di Elia. Sia la divinità pagana che il profeta sarebbero accomunati dal carro di luce e fuoco, veicolo divino simbolico che conduce all’ascensione al cielo, all’elevazione dal tempio terreno alla sede divina.
L’edificio sacro, sorto nel nucleo più antico della città sui resti di un antico tempio pagano dedicato a Giove, è al tempo stesso manufatto architettonico (opera d’arte che racchiude in sé altri numerosissimi capolavori) e rappresentazione simbolica, in primis di “porta del cielo” attraverso cui si accede all’infinito. Secondo taluni può essere intesa come summa dell’antica scienza di Thot votata alla ricerca e al risveglio della Vita -segretamente assopitasi sotto il pesante involucro dell’essere e la grezza scorza delle cose- derivanti dalla predisposizione d’animo alla grazia. Sui due piani universali, dove siedono insieme materia e spirito, tale processo consisterebbe in una permanente purificazione fino all’elevazione completa.
Interessante notare come le caratteristiche architettoniche di Notre-Dame -coi suoi archi rampanti, le gigantesche calotte delle volte, i grandi rosoni variopinti – dal XIII secolo diverranno un typos ripreso da altre chiese dedicate al culto mariano, in quanto la Vergine Madre era vista secondo le speculazioni del tempo come personificazione della sostanza primitiva e attraverso di Lei il Principio Creatore ha potuto operare il suo disegno.
A una cinquantina di metri dall’ingresso della Cattedrale, sul suolo, si può scorge una forma ottagonale, con all’interno la Rosa dei venti e su ognuno dei quattro quadranti di essa è riportato un frammento della frase “point zero des routes de France”. Questo marcatore segnala il punto esatto dal quale è possibile calcolare le distanze chilometriche tra le città francesi, una sorta di punto zero di Parigi che suggerisce una certa valenza simbolica. L’ottagono, figura geometrica intermedia tra il quadrato, espressione della dimensione terrestre, ed il cerchio, simbolo della dimensione celeste e di tutto ciò che è divino, si pone come medium tra l’umano e il divino, rappresenta quindi la Sophia.
Alla luce di queste brevi riflessioni, anche i versi di Schneider nella lirica Alla torre del duomo di Friburgo acquistano, se possibile, un significato ancora più profondo:
Resti immobile, splendida nell’animo
Tu grande orante del tempo della fede invincibile.
Come ti illumina lo splendore del giorno
quando a lungo indugia incandescente il suo chiarore,
così voglio pregare e custodire il sacro
che tu irradi nella lotta
e voglio essere una torre nell’oscurità,
che porta la luce con cui il mondo rifiorisce.
E se in una grande tempesta
dovessi cadere,
sia il mio un sacrificio
perché ancora si elevino torri
e perché il mio popolo
diventi la fiaccola della verità.
Ma tu non cadrai, mia adorata torre.
Anche quando ti colpiranno i fulmini dell’apocalisse,
ti innalzerai in estrema preghiera
su questa terra.