Quando il pensiero si fa onirico

21 Dicembre 2022 · Notizie · Ultimo aggiornamento il 21 Dicembre 2022

Gli Auguri del Presidente L.C. Lombardia Cavalieri di san Maurizio

Cav. Dr.ssa Chiara Benedetta Rita Varisco

Solstizio d’Inverno, 21 Dicembre 2022

In questi giorni di Vigilia, in attesa del Natale, il nostro Club si sta accingendo a compiere i consueti piccoli gesti di solidarietà, vivificati dall’amore. Azioni, doni, disponibilità ci parlano della bellezza che è in ogni volto!

Se fu Platone nel Fedro a parlarci di bellezza come manifestazione degli dei noumenici, solo con Hillman ci giunge una lettura del tutto nuova e al contempo antica, intesa come “sensibilità del cosmo”, a partire dall’analisi del kosmos greco indicante la giusta collocazione delle cose nel mondo, un’idea estetica connessa con il sorriso della dea Afrodite. Bellezza intrinseca ed essenziale all’anima. Bellezza che appare ovunque appaia l’anima, perché l’immagine-forma visibile è Anima, Psichè, Soffio.

La bellezza che discende dall’alto quale forza infinita che tutto vince cessa di essere un attributo per assurgere a necessità epistemologica, il modo in cui gli dei toccano i nostri sensi, raggiungono il cuore inteso come organo della sensazione e ci attirano nella vita. Vi è un legame estetico, quindi, tra il cuore e gli organi di senso. Infatti, in greco aisthesis indica l’attività di percepire o di sentire, la cui radice significava “inspirare”. A suggerirci che la risposta estetica primaria è rimanere senza fiato. Un inspirare il mondo attraverso la meraviglia che trasfigura la materia. Ne parlai lungamente nel mio saggio sulla filosofia del linguaggio, scaturito poi in Sangue Reale, in cui riporto una frase granitica di Hillman, tratta da L’anima del mondo e il pensiero del cuore: «Quando non c’è altro luogo cui rivolgerti, volgiti al volto che ti è di fronte. Qui c’è la Dea che dà al mondo un senso che non è mito né significato, ma quella immediata cosa che è immagine: il suo sorriso è una gioia, una gioia che è “per sempre”».

Anche ora, in questi giorni di attesa, prima del Solstizio, prima del Dies Solis, dinanzi una luce fioca che sembra a poco a poco ritrarsi, contrarsi, ci lasciamo guidare da queste parole, per riscoprire come, dopo la contemplazione, l’oggetto viene riportato nella sua interiorità, nella sua immagine, capace di mostrare il cuore e rivelare l’anima, con il dispiegarsi del senso e dell’immaginazione. Come direbbe Bachelard, la «coscienza non più controllata dalla ragione, scivola a recuperare le reverie primitive della fiamma. Da sotto lo scienziato riemerge l’alchimista».

L’incipit della fenomenologia è qui: ove i fenomeni vengono salvati dall’anima mundi, dalla loro stessa anima e dal nostro semplice restare senza fiato.

E dove la parola dichiara la presenza di lacune cognitive, ecco emergere l’immagine. Immagine archetipica, pregna di energia psichica e mistero, ove l’archetipo rinsalda quel legame di cui parlava Hillman tra immagini ed emozioni. Secondo Jung, l’archetipo era molto più di un concetto o una parola, costituiva un frammento di pura vita, un’immagine che il ponte dell’emozione collega all’individuo.

Ed ecco la voce in lontananza dell’amico Ferdinando Testa, psicoanalista junghiano e didatta del Centro Italiano di psicologia analitica, sembra ridestarsi dal torpore autunnale, certo favorito dalle lunghe piogge. Inizia così un’articolata trattazione, da me suscitata e pungolata, sull’archetipo del guerriero e intorno all’effigie scelta dal nostro Sodalizio di san Maurizio, guerriero e martire. Immagini e pensieri si dispiegano nel pomeriggio uggioso, quasi a ravvivare la fiamma di un focolare. E la reverie di fiamma diviene alba onirica in cui giungono a poco a poco ammonimenti bonari: il guerriero-eroe dovrà essere in grado di riposarsi, non potrà essere solo marziale, dovrà coltivare il femminile, abbracciarlo, viverlo compiutamente nel “riposo del guerriero”.

Riguardo al desiderio dei volontari di mettersi a servizio del bene comune, seguendo un moto spontaneo di aggregazione con finalità solidaristica, traspare certamente il bisogno di identità, protezione e sicurezza presente da sempre nella storia dell’umanità, oltre alla possibilità di identificarsi in un sistema di valori condivisi e l’immagine del cavaliere -per noi- ne è il cardine. Questa immagine custodisce una grande forza espressiva ed è qui, sul nostro labaro, per trasmetterci il suo insegnamento: san Maurizio è l’eroe che sconfigge il male, un testimone.

Il prossimo 22 dicembre si terrà il secondo appuntamento del seminario esperienziale “Catania sogna”, incontri di approfondimento sul sogno aperti alla cittadinanza, un laboratorio onirico. E per gli amici siciliani sarà un’occasione in più per educare la coscienza all’inconscio, l’io all’incontro con l’anima, nella splendida location della Pinacoteca Sciavarrello.

Non a caso è Jung ad affermare che «la discesa nelle profondità porta salute. È la via verso l’intero essere, verso il tesoro che l’umanità dolorante continua ricerca». Il sogno notturno viene dal mondo interno, attraverso l’emergere dell’inconscio-ignoto-irrazionale alla coscienza. E ove l’onirico dovesse travalicare il sonno, dispiegarsi nella veglia attraverso immagini evocative? Sovviene in nostro soccorso il pensiero onirico della veglia, teorizzato da Bion.

Se l’amico augura a ciascuno di noi di poter proseguire nella direzione dei nostri sogni, il vostro Presidente vi esorta a tornare a sognare/immaginare ad occhi aperti, sogni con grandi ali, per poter volare!